Patrono FIUDAC/S

Giuseppe Melchiorre Sarto nacque a Riese in provincia di Treviso secondo di dieci figli in una famiglia modesta: il padre Giovanni Battista Sarto (1792-1852) era fattore e la madre Margherita Sanson (1813-1894) sarta.

Dopo aver terminato gli studi presso la scuola di Castelfranco Veneto, nel 1850 Giuseppe riesce ad entrare nel Seminario di Padova grazie all’intervento del cardinale Jacopo Monico, allora patriarca di Venezia, ma originario di Riese.

Fu ordinato Sacerdote nel 1858, divenendo Vicario della Parrocchia di Tombolo. Nel 1867 fu nominato Arciprete di Salzano e poi, nel 1875, canonico della cattedrale di Treviso, fungendo allo stesso tempo da direttore spirituale nel seminario diocesano, esperienza della quale serberà sempre un ottimo ricordo.

Giuseppe Sarto fu nominato vescovo di Mantova il 10 novembre 1884, e poi ricoprì la carica di Patriarca di Venezia. Il governo italiano rifiutò peraltro inizialmente il proprio exequatur, asserendo che la nomina del Patriarca di Venezia spettava al Re e che, inoltre, Sarto era stato scelto su pressione del governo dell’Impero Austro-Ungarico. Giuseppe Sarto dovette quindi attendere ben 18 mesi prima di poter assumere la guida pastorale del patriarcato di Venezia. Con la nomina a Patriarca egli ricevette pure la berretta cardinalizia nel Concistoro del 12 giugno 1893. Fu eletto papa nel 1903.

Alla morte di Sua Santità Leone XIII il candidato più probabile al soglio di Pietro era considerato il Segretario di Stato Card. Rampolla. All’apertura del conclave il 1° agosto 1903, la sorpresa: il Cardinale Puzyna, Arcivescovo di Cracovia, comunica che l’imperatore d’Austria-Ungheria Francesco Giuseppe, usando un suo antico privilegio, pone il veto all’elezione del Cardinale Rampolla.

Malgrado l’indignazione di molti Cardinali, la candidatura di Rampolla sfumò e i suffragi si orientarono sul Patriarca di Venezia, che fu eletto il 4 agosto ed incoronato il 9. Prese il nome di Pio X in onore dei suoi predecessori. Scelse come motto del suo pontificato Instaurare omnia in Christo e lo attuò con coraggio e fermezza.

Una delle prime decisioni di Pio X fu proprio l’abolizione (con la Costituzione Apostolica Commissum nobis) del cosiddetto veto laicale, che spettava ad alcuni sovrani cattolici, e a causa del quale egli era divenuto Pontefice.

Il nuovo Papa, consapevole di non avere alcuna esperienza diplomatica né una vera e propria formazione universitaria, seppe scegliere dei collaboratori competenti come il giovane cardinale Rafael Merry del Val y Zulueta, di soli 38 anni, poliglotta e direttore della Pontificia Accademia Ecclesiastica, che fu nominato Segretario di Stato.

Provenendo da una famiglia di origine popolare, egli rimase sempre semplice e umile.

Fu Pio X ad avviare la riforma del Diritto Canonico, che culminerà nel 1917 con la promulgazione del Codice di Diritto Canonico, e a redigere il Catechismo che porta il suo nome. Anche sul piano della gestione patrimoniale fu lui a unificare i redditi dell’Obolo di San Pietro e quelli del patrimonio del Vaticano. Ma, soprattutto, riformò la Curia Romana con la costituzione Sapienti Consilio del 29 giugno 1908, sopprimendo vari Dicasteri divenuti inutili.

Gli aspetti politici del suo pontificato non debbono far mettere in secondo piano quelli mistici: a lui si deve la concessione della Prima Comunione ai fanciulli.

Proprio nei primi giorni della Prima guerra mondiale, Pio X morì, si dice, di crepacuore, il 20 agosto 1914. Si dice anche che in punto di morte abbia detto: “Verrà il Guerrone” ossia la Grande Guerra.

Pio X fu beatificato il 3 giugno 1951 e canonizzato il 29 maggio 1954 durante il pontificato di Pio XII, la memoria liturgica ricorre il 21 agosto. La sua salma è tumulata all’interno della Basilica di San Pietro in Vaticano.

Ulteriori approfondimenti si possono trovare consultando il sito del Museo San Pio X: http://www.museosanpiox.it/sanpiox/pio_x.html